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29 luglio 2004
A volte ritornano
Anime salve (Fabrizio De Andrè)
Mille anni al mondo mille ancora che bell'inganno sei anima mia e che bello il mio tempo che bella compagnia sono giorni di finestre adornate canti di stagione anime salve in terra e in mare sono state giornate furibonde senza atti d'amore senza calma di vento solo passaggi e passaggi passaggi di tempo ore infinite come costellazioni e onde spietate come gli occhi della memoria altra memoria e no basta ancora cose svanite facce e poi il futuro i futuri incontri di belle amanti scellerate saranno scontri saranno cacce coi cani e coi cinghiali saranno rincorse morsi e affanni per mille anni mille anni al mondo mille ancora che bell'inganno sei anima mia e che grande il mio tempo che bella compagnia mi sono spiato illudermi e fallire abortire i figli come i sogni mi sono guardato piangere in uno specchio di neve mi sono visto che ridevo mi sono visto di spalle che partivo ti saluto dai paesi di domani che sono visioni di anime contadine in volo per il mondo mille anni al mondo mille ancora che bell'inganno sei anima mia e che grande questo tempo che solitudine che bella compagnia.
| inviato da il 29/7/2004 alle 15:27 | |
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14 maggio 2004
'giorno
Canto del servo pastore (Fabrizio De Andrè)
Dove fiorisce il rosmarino c'è una fontana scura dove cammina il mio destino c'è un filo di paura qual'è la direzione nessuno me lo imparò qual'è il mio vero nome ancora non lo so
Quando la luna perde la lana e il passero la strada quando ogni angelo è alla catena ed ogni cane abbaia prendi la tua tristezza in mano e soffiala nel fiume vesti di foglie il tuo dolore e coprilo di piume
Sopra ogni cisto da qui al mare c'è un pò dei miei capelli sopra ogni sughera il disegno di tutti i miei coltelli l'amore delle case l'amore bianco vestito io non l'ho mai saputo e non l'ho mai tradito
Mio padre un falco mia madre un pagliaio stanno sulla collina i loro occhi senza fondo seguono la mia luna notte notte notte sola sola come il mio fuoco piega la testa sul mio cuore e spegnilo poco a poco
| inviato da il 14/5/2004 alle 10:34 | |
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6 maggio 2004
Come un'anomalia
Smisurata preghiera (Fabrizio De Andrè)
Alta sui naufragi dai belvedere delle torri china e distante sugli elementi del disastro dalle cose che accadono al disopra delle parole celebrative del nulla lungo un facile vento di sazietà di impunità Sullo scandalo metallico di armi in uso e in disuso a guidare la colonna di dolore e di fumo che lascia le infinite battaglie al calar della sera la maggioranza sta la maggioranza sta recitando un rosario di ambizioni meschine di millenarie paure di inesauribili astuzie coltivando tranquilla l'orribile varietà delle proprie superbie la maggioranza sta come una malattia come una sfortuna come un'anestesia come un'abitudine per chi viaggia in direzione ostinata e contraria col suo marchio speciale di speciale disperazione e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi per consegnare alla morte una goccia di splendore di umanità di verità per chi ad Aqaba curò la lebbra con uno scettro posticcio e seminò il suo passaggio di gelosie devastatrici e di figli con improbabili nomi di cantanti di tango in un vasto programma di eternità ricorda Signore questi servi disobbedienti alle leggi del branco non dimenticare il loro volto che dopo tanto sbandare è appena giusto che la fortuna li aiuti come una svista come un'anomalia come una distrazione come un dovere
| inviato da il 6/5/2004 alle 11:45 | |
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5 maggio 2004
Maggio
Canzone del Maggio (Fabrizio De Andrè)
Anche se il nostro maggio ha fatto a meno del vostro coraggio se la paura di guardare vi ha fatto chinare il mento se il fuoco ha risparmiato le vostre Millecento anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti.
E se vi siete detti non sta succedendo niente, le fabbriche riapriranno, arresteranno qualche studente convinti che fosse un gioco a cui avremmo giocato poco provate pure a credevi assolti siete lo stesso coinvolti.
Anche se avete chiuso le vostre porte sul nostro muso la notte che le pantere ci mordevano il sedere lasciamoci in buonafede massacrare sui marciapiedi anche se ora ve ne fregate, voi quella notte voi c'eravate.
E se nei vostri quartieri tutto è rimasto come ieri, senza le barricate senza feriti, senza granate, se avete preso per buone le "verità" della televisione anche se allora vi siete assolti siete lo stesso coinvolti.
E se credente ora che tutto sia come prima perché avete votato ancora la sicurezza, la disciplina, convinti di allontanare la paura di cambiare verremo ancora alle vostre porte e grideremo ancora più forte per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti, per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti.
| inviato da il 5/5/2004 alle 13:32 | |
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29 aprile 2004
A voi
Anime salve (Fabrizio De Andrè)
Mille anni al mondo mille ancora che bell'inganno sei anima mia e che bello il mio tempo che bella compagnia sono giorni di finestre adornate canti di stagione anime salve in terra e in mare sono state giornate furibonde senza atti d'amore senza calma di vento solo passaggi e passaggi passaggi di tempo ore infinite come costellazioni e onde spietate come gli occhi della memoria altra memoria e no basta ancora cose svanite facce e poi il futuro i futuri incontri di belle amanti scellerate saranno scontri saranno cacce coi cani e coi cinghiali saranno rincorse morsi e affanni per mille anni mille anni al mondo mille ancora che bell'inganno sei anima mia e che grande il mio tempo che bella compagnia mi sono spiato illudermi e fallire abortire i figli come i sogni mi sono guardato piangere in uno specchio di neve mi sono visto che ridevo mi sono visto di spalle che partivo ti saluto dai paesi di domani che sono visioni di anime contadine in volo per il mondo mille anni al mondo mille ancora che bell'inganno sei anima mia e che grande questo tempo che solitudine che bella compagnia
| inviato da il 29/4/2004 alle 10:48 | |
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19 aprile 2004
Vecchi ricordi
Parlando del naufragio della "London Valour" (Fabrizio Da Andrè)
I marinai foglie di coca digeriscono in coperta Il capitano ha un amore al collo venuto apposta dall’Inghilterra Il pasticcere di via Roma sta scendendo le scale ogni dozzina di gradini trova una mano da pestare ha una frusta giocattolo sotto l’abito da tè. E la radio di bordo è una sfera di cristallo dice che il vento si farà lupo il mare si farà sciacallo il paralitico tiene in tasca un uccellino blu cobalto ride con gli occhi al circo Togni quando l’acrobata sbaglia il salto. E le ancore hanno perduto la scommessa e gli artigli i marinai uova di gabbiano piovono sugli scogli il poeta metodista ha spine di rosa nelle zampe per fare pace con gli applausi per sentirsi più distante la sua stella si è oscurata da quando ha vinto la gara di sollevamento pesi E con uno schiocco di lingua parte il cavo dalla riva ruba l’amore del capitano attorcigliandole la vita Il macellaio mani di seta si è dato un nome da battaglia tiene fasciate dentro il frigo nove mascelle antiguerriglia ha un grembiule antiproiettile tra il giornale e il gilè. E il pasticcere e il poeta e il paralitico e la sua coperta si ritrovarono sul molo con sorrisi da cruciverba a sorseggiarsi il capitano che si sparava negli occhi e il pomeriggio a dimenticarlo con le sue pipe e i suoi scacchi e si fiutarono compatti nei sottintesi e nelle azioni contro ogni sorta di naufragi e di altre rivoluzioni e il macellaio mani di seta distribuì le munizioni.
| inviato da il 19/4/2004 alle 15:47 | |
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30 marzo 2004
Sono un pò monotematico ultimamente...
Il testamento di Tito (Fabrizio De Andrè)
"Non avrai altro Dio all'infuori di me, spesso mi ha fatto pensare: genti diverse venute dall'est dicevan che in fondo era uguale.
Credevano a un altro diverso da te e non mi hanno fatto del male. Credevano a un altro diverso da te e non mi hanno fatto del male.
Non nominare il nome di Dio, non nominarlo invano. Con un coltello piantato nel fianco gridai la mia pena e il suo nome:
ma forse era stanco, forse troppo occupato, e non ascoltò il mio dolore. Ma forse era stanco, forse troppo lontano, davvero lo nominai invano.
Onora il padre, onora la madre e onora anche il loro bastone, bacia la mano che ruppe il tuo naso perché le chiedevi un boccone:
quando a mio padre si fermò il cuore non ho provato dolore. Quanto a mio padre si fermò il cuore non ho provato dolore.
Ricorda di santificare le feste. Facile per noi ladroni entrare nei templi che riguargitan salmi di schiavi e dei loro padroni
senza finire legati agli altari sgozzati come animali. Senza finire legati agli altari sgozzati come animali.
Il quinto dice non devi rubare e forse io l'ho rispettato vuotando, in silenzio, le tasche già gonfie di quelli che avevan rubato:
ma io, senza legge, rubai in nome mio, quegli altri nel nome di Dio. Ma io, senza legge, rubai in nome mio, quegli altri nel nome di Dio.
Non commettere atti che non siano puri cioè non disperdere il seme. Feconda una donna ogni volta che l'ami così sarai uomo di fede:
Poi la voglia svanisce e il figlio rimane e tanti ne uccide la fame. Io, forse, ho confuso il piacere e l'amore: ma non ho creato dolore.
Il settimo dice non ammazzare se del cielo vuoi essere degno. Guardatela oggi, questa legge di Dio, tre volte inchiodata nel legno:
guardate la fine di quel nazzareno e un ladro non muore di meno. Guardate la fine di quel nazzareno e un ladro non muore di meno.
Non dire falsa testimonianza e aiutali a uccidere un uomo. Lo sanno a memoria il diritto divino, e scordano sempre il perdono:
ho spergiurato su Dio e sul mio onore e no, non ne provo dolore. Ho spergiurato su Dio e sul mio onore e no, non ne provo dolore.
Non desiderare la roba degli altri non desiderarne la sposa. Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi che hanno una donna e qualcosa:
nei letti degli altri già caldi d'amore non ho provato dolore. L'invidia di ieri non è già finita: stasera vi invidio la vita.
Ma adesso che viene la sera ed il buio mi toglie il dolore dagli occhi e scivola il sole al di là delle dune a violentare altre notti:
io nel vedere quest'uomo che muore, madre, io provo dolore. Nella pietà che non cede al rancore, madre, ho imparato l'amore".
| inviato da il 30/3/2004 alle 9:27 | |
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12 marzo 2004
Faber
De Andrè. Fabrizio è arrivato dopo, diciamo verso il secondo liceo, travestito da compagno di banco e, cantandomi un verso de "La città vecchia", entrò trionfalmente nella grigia vita di un liceale di provincia che giocava a pallone, studiava poco, smanettava col computer e aveva da poco scoperto l'esistenza di una musica "altra" fino a quel momento rappresentata per lui, dalla sola figura di Francesco De Gregori. Non sapeva quel quindicenne che quell'incontro gli avrebbe se non cambiato la vita, quantomeno gliela avrebbe resa meno amara (per questo poi si comprò una "chitara"). Scattò in lui la stessa smania di conoscenza che lo aveva assalito qualche tempo prima dopo la scoperta di De Gregori, e questa volta l'emozione era diversa, pur avendo la stessa intensità della precedente, essa si manifestava nettamente come un regalo inaspettato e quanto mai inatteso, (quasi come vincere i primi due premi della lotteria Italia!), e fu in quel preciso istante che cominciò il Viaggio, e fu un Viaggio fantastico ragazzi, un viaggio attraverso sentieri polverosi, strade secondarie, sterrate, fuori mano, pieno di salite e pendii, ma quanti amici ha incontrato lungo il cammino! Ed ha imparato ad amarli nella loro bellezza e diversità; sulla collina gli si palesò innanzi un Guidice alto 1 metro e mezzo, e poi un Blasfemo a cui due guardie cercarono l'anima a forza di botte, e poi un Malato di cuore che non poteva bere alla coppa d'un fiato ma solo a piccoli sorsi interrotti, e un Matto che cercò di imparare la Treccani a memoria, e ancora un Chimico che non si volle mai sposare perchè non sapeva con chi e chi avrebbe generato e che poi morì in un esperimento sbagliato, e un Medico che voleva guarire i ciliegi, e un Ottico spacciatore di lenti, e c'era anche un certo "Suonatore Jones" che finì con un flauto spezzato e ricordi tanti e nemmeno un rimpianto, camminando ancora incontrò Marinella, e Piero e Bocca di rosa, più in là un Pescatore con un solco lungo il viso come una specie di sorriso, e che emozione quando vide l'Hotel Supramonte in cui trovò una donna in fiamme e un uomo solo, poi vide i drogati e il loro cantico e gli impiccati e la loro ballata, poi sui monti di Trento incontrò Andrea ucciso dalla mitraglia, e Giovanna D'Arco e Suzanne e un uomo onesto un uomo probo che si innamorò perdutamente di una che non lo amava niente, e Barbara, Gesù e Carlo Martello che tornava dalla battaglia di Poitiers e Tito e il suo Testamento e Michè impiccato ad un chiodo, e un Fannullone e Geordie che rubò sei cervi nel parco del re, e il Bombarolo che con tanto amore si dedicava al tritolo, e Nancy e un amico fragile, e un diciottenne alcolizzato e ancora Sally col suo tamburello, e Franziska stanca di ballare, e poi 'a pittima e Sidun e Jamin-A e Don Raffaè e il Gorilla, poi ha visto Nina volare sulle corde dell'altalena e Dolcenera e Princesa a altre Anime Salve e il servo pastore e Coda di Lupo che cambiò il suo pony con un cavallo muto... Che Viaggio ragazzi e quanti altri amici andrebbero mensionati ma non voglio annoiarvi ulteriormente... ...Poi un giorno, un brutto giorno di Gennaio, Fabrizio se n'è andato, e qualcosa di quel ragazzo se n'è andato insieme a lui... ma dopo le lacrime e lo smarrimento dei primi giorni, finalmente ha capito che Fabrizio vive perchè Fabrizio è le sue canzoni e le sue canzoni fanno parte di lui e di tutti quelli che lo hanno amato e lo ameranno, ed è certo che ora sta attraversando litri e litri di corallo per raggiungere un posto che si chiama ..."Arrivederci"...
Sì ma...il Viaggio?...Il Viaggio continua.... Ciao Faber, non ti dimentico...
| inviato da il 12/3/2004 alle 17:31 | |
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Il mio indirizzo: ilsuonatorejones@email.it


Chi sarà a raccontare sarà chi rimane io seguirò questo migrare seguirò questa corrente d'ali... Ciao Faber !
"Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria col suo marchio speciale di speciale disperazione e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi per consegnare alla morte una goccia di splendore di umanità di verità... Ricorda Signore questi servi disobbedienti alle leggi del branco non dimenticare il loro volto che dopo tanto sbandare è appena giusto che la fortuna li aiuti come una svista come un'anomalia come una distrazione come un dovere..." (F. De Andrè)
"Io non so se Dio esiste, ma se non esiste ci fa una figura migliore" (da 'Baol' di Stefano Benni)
"Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde." (A. Baricco)
"Signora Fortuna che brilli di notte che ci prendi per mano e ci mostri le rotte proteggi questa flotta di studenti e di sognatori aggiungi al Firmamento i nostri mille cuori..." (Massimo Bubola)
Sto leggendo: "Quello che non so, lo so cantare" di Enrico Deregibus nonchè "Terra!" di Stefano Benni (per la terza volta!)
Sto ascoltando con attenzione:



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